La Terapia Genica

Maggio 2006

Talassemia: In Italia, 8 Mila Malati e 2 Mln e 500 Mila Portatori
Yahoo! Italia Notizie – Italy
Roma, 8 mag . (Adnkronos Salute) – Sono circa 8 mila i talassemici italiani. … Sono questi i numeri ufficiali della talassemia in Italia. …

Talassemia: Da Staminali e Terapia Genica Speranze
Yahoo! Italia Notizie – Italy
… lotta alla talassemia. Si tratta di unopportunità terapeutica che, in un futuro prossimo, potrebbe servire a curare definitivamente tutti quei talassemici che …


Aprile 2006
Speranze di Guarigione – Terapia Genica dell’Anemia Falciforme

La collaborazione tra il gruppo di lavoro “Unità di ricerca Piera Cutino” e quello diretto dal Prof. Michel Sadelain del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York ha prodotto un risultato importante per la Terapia Genica della anemia falciforme.

I risultati di questo studio sono stati pubblicati a Gennaio dalla prestigiosa rivista internazionale Nature Biotechnology in un articolo dal titolo “Una strategia genetica per trattare l’anemia falciforme regolando in maniera sinergica l’espressione del transgene e quella di un RNA interferente.”

L’anemia falciforme o drepanocitosi è una malattia ereditaria diffusa nel bacino del Mediterraneo, in Africa e negli Stati Uniti d’America ed è determinata da una mutazione del gene globinico beta che porta alla produzione di un’emoglobina difettosa (l’emoglobina-S); questa in condizioni di stress, di infezioni o di ipossia porta alla deformazione dei globuli rossi del sangue che assumono una forma a falce (da qui il nome di anemia falciforme). I globuli deformati hanno difficoltà a transitare nei piccoli capillari determinando vasocclusioni e gravi crisi dolorose.

L’articolo di Nature descrive un nuovo vettore virale creato in laboratorio per la cura genetica e i risultati che con questo vettore sono stati ottenuti nelle cellule di topo in coltura e nelle cellule staminali del midollo osseo di pazienti falcemici siciliani.

Il vettore utilizzato per il trasferimento del materiale genetico è derivato dal lentivirus dell’Hiv-1. Si parla di vettori e non più di virus perché dal genoma virale sono state eliminate le sequenze patogene ed al loro posto sono state inserite le “sequenze terapeutiche”.

Il nuovo vettore lentivirale, è denominato G9 e contiene due sequenze che assieme contribuiscono a curare l’anemia falciforme. Il gene terapeutico in esso contenuto è costituito dal gene globinico fetale gamma, un gene che in natura viene espresso solo allo stadio fetale (una produzione del 20% d’emoglobina fetale nei globuli rossi del paziente falcemico è in grado di diminuire drasticamente le crisi falcemiche); inoltre è stata inserita nello stesso vettore, una piccola sequenza di DNA che produce molecole di RNA chiamate RNA-interferenti.

Questa sequenza è stata opportunamente costruita per interferire e bloccare specificatamente il messaggero beta-S.

In pratica con lo stesso vettore si voleva, una volta inserito nel DNA delle cellule, ottenere due scopi: la distruzione selettiva dell’emoglobina-S e la produzione de novo dell’emoglobina fetale. Entrambe le funzioni dovevano portare alla correzione delle cellule malate.

Nei laboratori di Ematologia dell’Ospedale “Vincenzo Cervello” di Palermo sono state purificate le cellule staminali da un prelievo di midollo osseo di pazienti drepanocitici; queste cellule sono state congelate e portate nel laboratorio di Genetica del Memorial Sloan-Kettering Institute dove è stato eseguito il trasferimento genico.

Il vettore G9 è stato introdotto nelle cellule staminali purificate e queste sono state coltivate in laboratorio, in opportune condizioni, fino ad ottenere la completa maturazione con produzione di globuli rossi. In altre parole, si sono riprodotti in provetta tutti i passaggi che in natura avvengono nel midollo osseo per generare cellule del sangue a partire dalle cellule staminali. Questo processo ha permesso di studiare l’effetto del nuovo vettore sulle cellule umane, ha permesso cioè di fare quelli che vengono definiti studi pre-clinici e che sono un passaggio obbligato prima di passare alla sperimentazione sull’uomo (studi clinici). I risultati sono stati entusiasmanti ed hanno dimostrato che le cellule trattate sono state effettivamente corrette dal vettore G9. Infatti, sono stati prodotti alti livelli di emoglobina fetale con una contemporanea riduzione (90%) dell’emoglobina difettosa, l’emoglobina-S. Questo nuovo vettore offre quindi ottime prospettive per la cura genetica dell’anemia falciforme.

Articolo tratto da “Il Rosso & il Bianco” aprile 2006, periodico di studi e ricerche sulla Thalassemia e le Malattie Genetiche, dell’Associazione Piera Cutino Onlus Editrice.


Fonte: Corriere della Sera (30/11/2003)

Lentivirus per la terapia genica. Usati lentivirus su topi affetti da talassemia (anemia) per correggere la malattia genica.

Gli sperimentatori hanno utilizzato, su alcuni topi affetti da talassemia grave, un lentivirus (un virus dell’Aids “ripulito” dagli elementi che generano la malattia) come vettore per il trasporto, all’interno delle cellule staminali ematopoietiche (le “madri” di tutte le cellule del sangue), di un gene capace di correggere il difetto genetico che causa la talassemia, un’anomalia nei globuli rossi che conduce ad una forma grave di anemia. La malattia viene, infatti, anche chiamata “anemia mediterranea”.
DIFETTO CORRETTO
«Dopo parecchi, intensi e talora deludenti sforzi, finalmente siamo riusciti a dimostrare che la terapia genica può funzionare» ha detto Michel Sadelain, lo studioso che ha illustrato i successi raggiunti al congresso mondiale sulla talassemia, organizzato a Palermo dai Centri talassemia degli ospedali Cervello, Di Cristina e Villa Sofia.«L’utilizzo di vettori lentivirali – osserva, invece, Rivella, l’altro ricercatore, italiano – ha creato nuove prospettive nel campo della terapia genica.
Questi virus, fortemente infettanti, sono in grado di trasferire, con alta efficienza, il gene terapeutico all’interno delle cellule bersaglio.
Le nostre ricerche provano che con la terapia genica è possibile riparare l’anomalia genetica causa della talassemia».
Ottimista anche Sadelain, che ribadisce: «Ci sono tutte le ragioni per credere che nei prossimi anni i risultati scientifici ottenuti sui topi possano dare origine ad importanti progressi clinici e terapeutici».
L’ISOLATORE
Gli scienziati devono però risolvere un problema. Il gene introdotto potrebbe interferire con il funzionamento di altri geni, creando danni anche gravi, o essere riconosciuto come estraneo e neutralizzato dalle strutture della cellula nella quale si inserisce.
E qui entra in gioco una scoperta dell’Università di Palermo, già brevettata.
Il gruppo del professor Giovanni Spinelli ha identificato nel Dna del riccio di mare un elemento adatto ad isolare il gene terapeutico: lo rende da un lato inattaccabile e dall’altro incapace di interferire con i programmi di altri geni.
E nel laboratorio di terapia genica della divisione di ematologia II dell’Azienda ospedaliera Cervello di Palermo, diretta dal professor Aurelio Maggio, è stato dimostrato che la sequenza ricavata dal riccio marino può svolgere bene l’azione isolante.
«Abbiamo dimostrato che questo “isolatore” è attivo nelle cellule umane del sangue e può essere utilizzato per la realizzazione della terapia genica per la cura della talassemia» sostiene la dottoressa Santina Acuto che, insieme con la dottoressa Rosalba Di Marzo, ha condotto gli esperimenti.

Un interessante approfondimento sull’argomento sul sito dell’AVLT:
http://www.avlt.it/A%20proposito.shtml


Fonte: Newton (22/07/2004)

Individuato nell’organismo marino un elemento che favorisce la sostituzione del gene anomalo con uno sano.
La lotta alla talassemia, la cosidetta anemia mediterranea, riparte dal riccio di mare. E’ stato infatti identificato un elemento che a quanto pare può essere utilizzato con successo nei ‘vettorì che hanno il compito di sostituire con un gene sano, quello anomalo che è la causa della malattia.
La scoperta, presentata a Palermo nei giorni scorsi in una conferenza stampa, è stata realizzata da un team di medici del laboratorio di terapia genica della divisione di Ematologia dell’ azienda ospedaliera ‘Cervello’ in collaborazione con il professore Giovanni Spinelli, ordinario di Biologia molecolare all’ Università di Palermo.
Sembra quindi sempre più vicina la terapia genica per curare la talassemia. Il gene, per essere sostituito, infatti, ha bisogno di un mezzo che lo trasporti. Ma finora alcune strutture della cellula erano in grado di ostacolare o inattivare la funzione del gene.
Il team di medici palermitani ha individuato nel riccio di mare un ‘isolatore’, un elemento cioè in grado di rendere inattaccabile il gene, in modo tale da fargli esprimere al massimo la sua funzione. La scoperta apre nuove prospettive nella terapia genica di malattie come la talassemia, l’anemia falciforme e altre forme di anemia. La ricerca è stata svolta grazie ai contributi finanziari dell’ assessorato regionale alla Sanità e dell’ Associazione per la ricerca ‘Piera Cutino’, presieduta da Rita Borsellino.


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